• Conversazioni telefoniche ai tempi del Coronavirus

    Filippo ha 93 anni, è una persona un po’ chiusa e determinata. Mi chiama alle 6,30 del mattino e con fare concitato, senza quasi salutarmi, mi dice che è preoccupato. Cerco di calmarlo e capire qualcosa, nel fiume di parole: – “Andreina, ma come faccio che tra qualche giorno mi scade l’abbonamento della corriera?”
    Gli spiego che non è importante in questo periodo, che deve stare a casa, che è pericoloso, che non deve assolutamente uscire ed è la decima volta che glielo spiego. Sembra calmarsi, gli chiedo se ha capito, mi risponde di sì, me lo faccio ripetere, cosa che lui diligentemente fa, poi sbotta: “Ma, poniamo il caso che io sabato voglia andare al mercato a San Lazzaro, come faccio a prendere la corriera se non ho l’abbonamento?”

    Anna è una anziana sola, ancora vispa e sveglia, nonostante gli acciacchi dei suoi 90 anni. L’ho chiamata per sapere se va tutto bene e farle un po’ di compagnia: “Cosa vuoi mai Andreina, io ho avuto una vita tribolata! Sono nata in una stalla nel gennaio 1929, l’anno della grande nevicata, e ci sono rimasta fino ai 6 mesi, con le piaghe in tal cul, perché per il freddo mi cambiavano poco. Sono cresciuta in una famiglia contadina, già piccolina andavo nei campi. A 10 anni sono venuta a servizio a Bologna presso una famiglia di commercianti e ho ancora le cicatrici  delle bruciature del ferro da stiro. A 15 anni, in piena guerra, sono rimasta incinta, mi sono sposata e subito dopo mio marito è partito a combattere. Sola, con una bimba da crescere sono sfollata in montagna e ho conosciuto la fame e la paura. Finita la guerra mio marito è tornato dal fronte cativ e ammalato e dopo tre anni è morto e mi ha lasciato con tre bimbi da crescere. Ho lavorato come un mulo e i miei figli sono cresciuti bravi e forti, sono riuscita a mandarli a scuola, hanno trovato lavoro, si sono sposati e mi sono rilassata un poco. Ma mai farlo! Un incidente mi ha tolto il mio figlio piccolo, babbo di due bimbi e ho aiutato anche loro a crescere. Adesso ho una casa, sei nipoti e tre bisnipoti e mi godo la mia vecchiezza. Csà dit, Andreina, io devo avere paura del carogna virus? Bhe, me a deg che deve avere lui paura di me!

    Andreina, animatrice sociale
    Centro socio ricreativo “Giusti”, Pianoro (BO)

  • La libertà di leggere

    In questo lungo isolamento per combattere il contagio da Covid-19, il Centro socio ricreativo “Giusti” di Pianoro ha messo in atto numerose azioni per allievare le solitudini degli anziani del paese e mantenere tra loro contatti, pur a distanza. Lo scambio di libri, ad esempio. Un’iniziativa ormai diffusa, ma arricchita da commenti e suggerimenti per il prossimo lettore, da parte di chi restituisce il testo: “libro avvincente, da leggere in un fiato, a tratti molto emozionante”, oppure “il romanzo all’inizio appare un po’ noioso, ma non mollare, se vai avanti non te ne pentirai”, “devi essere una persona romantica, che ama le storie d’amore un po’ tragiche, con un bel finale”, o semplicemente “A me non è piaciuto”. Lo scambio di libri è cresciuto molto in queste settimane, al punto che la libreria gratuita occupa già gran parte del marciapiede adiacente al Centro. Il commento di Maria, 74 anni: “Di solito aiuto mia figlia in negozio – ha raccontato – e ora che è chiuso ho scoperto il piacere di leggere. I miei preferiti? Le biografie storiche, come quella sulla Contessa di Castiglione, che ho appena terminato. Una donna protagonista dell’unità d’Italia, di cui i libri scolastici non parlano”.

    Andreina, animatrice sociale
    Centro socio ricreativo “Giusti”, Pianoro (BO)

  • Un ponte arcobaleno tra ieri e domani

    Sono stati i residenti della CRA “Villa Paola” di Bologna, a chiedere di realizzare insieme all’animatrice Cinzia, un cartellone da esporre fuori dalla struttura, per dire a chi passa che “andrà tutto bene”. Sul cancello di quella che oggi è la loro casa, nel cuore del quartiere San Donato, gli anziani ospiti lanciano un messaggio a chi entra, o cammina sul marciapiede adiacente. E non si può non sorridere e ritrovare buonumore, guardando la scritta su tela gialla, che accompagna l’arcobaleno.

    Dina, impiegata amministrativa
    Casa Residenza Anziani Villa Paola, Bologna

  • Una colomba per la Pasqua

    Al Centro Polifunzionale di Busto Arsizio (VA) sono arrivate le colombe, il dolce tipico di Pasqua. Grazie all’associazione “Bianca Garavaglia Onlus”, alle persone ricoverate nei reparti sono state consegnate dai volontari della Protezione Civile, tante colombe. Un pensiero gentile e gradito, per chi, isolato dai propri cari, ha potuto assaporare il dolce e, attraverso il gusto, sentirsi vicino a chi è rimasto a casa.

    Miriam Tresin
    Centro Polifunzionale per la terza età, Busto Arsizio (VA)

  • Lettere e foto per sentirsi di nuovo insieme

    Una lettera con il più bell’augurio di Pasqua, è partita dalla CRA Santa Teresa di Ravenna. L’hanno scritta gli anziani e le anziane ospiti della struttura, con l’aiuto dell’animatore, affinché i familiari possano ricevere loro notizie ed essere rassicurati. Un momento difficile per tutti, quello della quarantena, in particolare per chi ha un padre, o una madre, un fratello o una sorella, in una residenza per anziani, che da qualche settimana ha dovuto sospendere in via precauzionale le visite, come prevenzione al coronavirus. Alla lettera, si sono aggiunte foto e frasi, che ogni ospite ha voluto fare arrivare ai propri cari.

    Federico Fronzoni, coordinatore
    Casa di Riposo Opera Santa Teresa, Ravenna

    Sfoglia il “Diario di Bordo”

  • Solidarietà tra operatori, per gli anziani di Residenza al Parco

    Da Ravenna, Rovigo e Bologna, circa venti operatori di Società Dolce sono partiti volontariamente per Galzignano Terme (PD), per dare una mano ai colleghi di “Residenza al Parco, una struttura in emergenza, con ospiti positivi e gran parte del personale in quarantena. Tra loro, c’è Linda Chiarion, 33 anni, educatrice che vive e lavora a Rovigo in un centro diurno per disabili e che da qualche giorno svolge attività di sostegno agli anziani, conversazione, aiuto ai pasti e videochiamate tra loro e i familiari, che da tempo non possono più accedere alla struttura, per prevenire nuovi contagi. Il pericolo? Linda ne è consapevole, ma non ha esitato e la sua famiglia, pur preoccupata, l’ha appoggiata ed è orgogliosa di ciò che fa. Con Linda, da Rovigo a Galzignano, sono arrivati anche una collega e quindici operatori sociosanitari, mentre da Marzabotto è partito Andrea Bucci, 62 anni, infermiere come Giacomo Farneti, della CRA Santa Teresa di Ravenna: “L’ho fatto – ha spiegato – perché è mio dovere di sanitario, ma voglio ringraziare i colleghi di Casa degli Etruschi, dove lavoro, che coprono i turni in mia assenza, con un gesto di vera cooperazione.”

  • Storie e filastrocche da lontano

    Dai gruppi di lavoro di tre nidi del comune di Castenaso (BO), Piccolo Blu, Piccolo Giallo e Piccolo Nido, gestiti da Società Dolce, un’iniziativa online sul canale YouTube del Comune. Dedicato ai più piccoli e alle loro famiglie, per sentirsi vicini, anche se il nido è chiuso.
    Il canale YouTube è a cura del comune di Castenaso e coordinato dalla pedagogista comunale Matilde Rispoli.

    Sara e Giulia
    Area Infanzia, Bologna

  • Connessi a distanza

    Alla RSA abbiamo una bella novità. In un momento difficile, dove gli accessi dei visitatori alla struttura sono stati sospesi, grazie al cuore grande di familiari e amici, gli anziani possono mantenere i contatti e condividere qualche momento della loro giornata coi loro cari, attraverso videochiamate rapide. L’app che usiamo per farlo si chiama Nonny e ognuno ha la sua foto, dove basta appoggiare il dito per chiamare. Vedeste l’emozione e la felicità di ritrovarsi e sapere che si sta tutti bene!

    Giusy, animatrice
    RSA “Sorelle Girelli”, Marone (BS)

  • COVID-19: al via lo screening per i lavoratori

    Circa trecento test sierologici per individuare la presenza di anticorpi che attestino la positività al coronavirus, per altrettanti impiegati aziendali e operatori sanitari e socioassistenziali di Società Dolce. Parte da Bologna e da Galzignano Terme, lo screening su base volontaria, per il personale impegnato in ambienti comunitari e proseguirà dove sono gestiti analoghi servizi: “Mi risulta essere la prima iniziativa di questo tipo interamente privata – spiega il presidente Pietro Segata – e ha lo scopo di tutelare ospiti e lavoratori, oltre che vedere quanto e se il coronavirus è entrato nelle nostre strutture. Un impegno importante, in un momento difficile, ma doveroso verso chi si affida alle nostre cure e chi per loro lavora”. Chi dovesse risultare positivo all’esame sierologico, che individua presenza e tipo di anticorpi, se si è venuti a contatto col virus, se si è malati, o si è diventati immuni, attraverso il proprio medico si sottoporrà al tampone orofaringeo, come controprova. È nelle residenze socioassistenziali e sanitarie, che si sta imponendo l’emergenza e dove chi arriva dall’esterno, familiare, o operatore, può essere causa involontaria d’infezione per i più fragili. Da settimane, i familiari hanno accettato di rinunciare alle visite ai propri cari, ma lo stesso non può essere chiesto agli operatori. L’indagine sierologica è stata affidata a Medoc, centro di medicina del lavoro, attraverso un’unità mobile, nella riservatezza e in sicurezza.

  • Mascherine fai da te al Riparo Notturno

    Dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-19, le ospiti della struttura di accoglienza sociale per donne in condizione di disagio abitativo “Madre Teresa di Calcutta”, producono mascherine. All’inizio spaventate per se stesse e per il territorio in cui vivono, hanno accolto con entusiasmo la proposta di utilizzare gli strumenti da cucito presenti nella casa e mettere in campo le loro competenze, realizzando dispositivi di protezione “fai da te”.
    Tra la macchina da cucire donata dal Ministero delle Entrate, fili bianchi e colorati, aghi, tessuti e non tessuti, intorno alle signore che ogni giorno confezionano le mascherine è nato un grande interesse, sia delle altre ospiti desiderose d’imparare e dare il proprio contributo che di operatori impazienti di ricevere il prodotto finito, da destinare a diverse strutture sociali.
    Al momento, 100 mascherine sono state confezionate e donate a persone in condizione di disagio e altre sono in produzione.
    Possiamo dire, con orgoglio, che anche noi di Madre Teresa di Calcutta  facciamo parte della “Bologna che Cura”.

    Manuela e Fatma
    Riparo notturno Madre Teresa di Calcutta